Tre domande a Federica Molteni, protagonista di “Partigiane. La guerra non ha un volto di donna” giovedì 25 luglio 2024

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Federica Molteni della compagnia Luna e Gnac è attrice, formatrice teatrale ed appassionata lettrice, esperta di letteratura per l’infanzia e da alcuni anni porta in scena spettacoli di nuova drammaturgia e impegno civile. Come “Partigiane. La guerra non ha un volto di donna”, giovedì 25 luglio, ore 21, alla Porta del Parco di Mozzo, uno spettacolo voluto da ANPI Colli di Bergamo M.O. “Angelo Gotti e Martiri di Petosino”, in occasione dell’80° anniversario dell’eccidio fascista di Petosino, con il patrocinio del Comune di Mozzo.

Come hai scoperto le storie di Maria Taino, Adriana Locatelli e Mimma Quarti?
Il lavoro nasce da una collaborazione con ISREC per la mostra “È l’idea che fa il coraggio”, che Elisabetta Ruffini ha curato qualche anno fa. Grazie ad uno scambio con lei, sono nati i primi spunti che mi hanno guidata nella scrittura del testo, che non sono propriamente di carattere storico, ma che vogliono raccontare un modo diverso di stare dentro la guerra, e affrontarla partendo non da ideali astratti, ma da un’intenzione che guida le azioni di queste donne: stare nella guerra senza violenza e senza armi. 

Com’è possibile che quella disuguaglianza fra uomini e donne che ancora caratterizza la nostra società si trovi anche nella memoria partigiana?  Come scrivi tu nella presentazione dello spettacolo, quelli di Maria, Adriana e Mimma sono «nomi a lungo rimossi, dimenticati, a volte volutamente «cancellati»?
Io racconto una storia di più di ottant’anni fa, che è lo specchio di quel tempo. Un tempo in cui le donne facevano fatica a trovare un loro spazio e una voce. E la voce di queste donne – e di molte altre – si fa sentire in azioni concrete, spesso in rete tra loro. Questa azione fu d’ispirazione per altre donne, che si sentivano parte di quella cultura fascista in cui erano nate e pensavano che quella fosse l’unica via possibile. Mi piaceva l’idea che queste donne emergessero non per grandi ideali o azioni eroiche, ma come corpi che entrano nella Storia e la abitano, modificandola con la loro presenza.  Perché questi nomi sono stati rimossi? Carla Lonzi lo spiega bene: «La differenza della donna sono millenni di assenza dalla storia. Approfittiamo della differenza». E così le storie che racconto partono proprio dalla differenza tra uomini e donne nello stare nel mondo.

“Partigiane” è uno spettacolo che dà un punto di vista diverso sulla Resistenza: femminile e non violento. Perché hai deciso di assumere questo punto di vista? E soprattutto, cosa è per te oggi Resistenza?
Questo punto di vista diverso nasce da una parola precisa: competizione. Nell’accezione che conosciamo è una parola che parla di gare sportive, scontri, ma anche guerra e conflitto. Ma andando alla radice, all’etimo di questa parola, scopriamo che cum-petere in latino significa “andare insieme ad un medesimo punto”. Questo ribaltamento è lo stesso che ho cercato di portare alla luce raccontando la vicenda di queste donne. In questo spettacolo c’è molto anche della mia visione di Resistenza oggi. Qualcosa di molto concreto, che parte dal basso, che ci coinvolge in prima persona e che, soprattutto, si fa insieme.

 

Locandina disponibile in allegato. Ulteriori dettagli dell'evento disponibili al link fornito.

Luogo
La Porta Del Parco, Via Privata Masnada, Mozzo, BG, Italia
A Cura di

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